La grappa: vera eccellenza italiana

Dall’origine a Destinationgusto.it

“Non si sa di preciso chi e quando iniziò a distillare le vinacce.” Sulle origini della grappa ci piace riportare la risposta che Armando Colliva Marsigli, segretario generale dell’Istituto Nazionale Grappa, ha dato a chi chiedeva se la grappa avesse origini salernitane. “La leggenda popolare ci porta indietro nel tempo, precisamente al I secolo a.C., quando un legionario romano ottenne, come era consuetudine per ricompensare i reduci, un vigneto in Friuli. Si dice che il soldato fosse riuscito a trafugare dall’Egitto un impianto di distillazione denominato “Crisiopea di Cleopatra” e con questo avesse iniziato a produrre il primo distillato di vinaccia. La Crisiopea di Cleopatra prende il nome dal ricercatore che la descrisse, il quale pare fosse lo zio della più famosa regina.

La sua struttura comunque la rende inadatta alla produzione di bevande alcoliche e tantomeno della grappa. Era con ogni probabilità usata per la fabbricazione di balsami e profumi e risale al II secolo a.C. La grappa in quanto acquavite fu concepita nell’ambito degli studi della Scuola Salernitana che, intorno all’anno Mille, codificò le regole della concentrazione dell’alcol attraverso la distillazione e ne prescrisse l’impiego per svariate patologie umane. Si può datare la nascita della grappa intorno al 1300-1400 quando venne sviluppato negli alambicchi il refrigerante ad acqua, un sistema efficace per la liquefazione dei vapori che ha dato modo di rendere quantitativamente importante la produzione di acquavite.

Da un canto diventò quindi possibile, almeno per le classi più abbienti, l’uso a livello edonistico dell’acquavite e dall’altro la sua produzione con sostanze alcoligene povere come la vinaccia. (…) Niente origine salernitana quindi per la grappa, infatti la Scuola Salernitana codifica le regole della concentrazione dell’alcol attraverso la distillazione di liquidi alcolici. L’acquavite di vinaccia era ottenuta in tutto l’arco alpino e a seconda delle regioni era chiamata ‘branda’ in Piemonte, ‘sgnapa’ o ‘graspa’ nel Triveneto e di seguito ‘grappa’”.

Fino agli inizi del XIX secolo non vi è una distinzione tecnologica netta tra i distillati alcolici, poi, invece, l’Italia della grappa scelse una propria strada che portò alla creazione di una bevanda con caratteristiche uniche e irripetibili, un tesoro unicamente italiano, chiaro esempio delle tante eccellenze italiane. La grappa, infatti, viene definita dallo stesso Regolamento europeo 110/28 come “acquavite di vinaccia distillata esclusivamente in Italia”, vale a dire che i semi e le bucce d’uva, risultanti dal processo di vinificazione e creando così la vinaccia, devono provenire e appartenere esclusivamente a uve coltivate e vinificate in Italia. Ogni altro distillato, anche se prodotto sul territorio dello stato ma con vinaccia non italiana non potrà godere della denominazione garantita “grappa”.

Riassumendo, la grappa deriva dalla distillazione. Esce quindi dall’alambicco più cristallina dell’acqua di rocca. Le grappe giovani sono incolori, quelle invecchiate (in botti di legno, non impermeabilizzate, hanno una tonalità di colore che varia dal paglierino appena percettibile, all’ambrato carico.

La qualità di una grappa comincia dall’assenza di difetti e cresce col moltiplicarsi delle sostanze di pregio. Tra i possibili profumi percepibili nella grappa ricordiamo: erba (entro certi limiti), mela, banana, fragola, frutta esotica, nocciola, giacinto, pesca, lampone, mughetto, moscato, rosa. I sapori nella grappa sono due, il dolce e l’amaro. Va servita fredda, ma non troppo. Ideale tra i 9 e i 13 °C (per le grappe giovani e giovani aromatiche), intorno ai 17 °C quelle invecchiate (salvo rare eccezioni). Comunque, nel dubbio, sempre meglio servirla più fresca perché basterà riscaldarla nel palmo della mano. Il bicchiere ideale il tulipano di medie dimensioni (100-50 millilitri), panciuto e non troppo stretto alla bocca, rigorosamente di cristallo o di vetro sonoro.

Ora non resta che degustarla e, se ne foste sprovvisti, basterà acquistare online grappe artigianali su Destination Gusto, lo shop online del buon cibo italiano. Grappe della Valtellina, ottenute dalla distillazione delle vinacce fresche di nebbiolo e dalle preziose vinacce del vino “sforzato” giunte in distilleria dopo una lunga fermentazione possibile solo grazie alla forza dei lieviti indigeni; della più antica distilleria del Trentino-Alto Adige, le cui grappe sono certificate dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino e pluripremiate a livello internazionale per la loro qualità e, infine, una grappa d’Abruzzo con la vera radice di liquirizia biologica infusa a freddo.

 

Fonti:

ING

Istituto grappa

mondograppa